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E-commerce Software IoT e 4.0

L’importanza del marketing Automation per l’ Ecommerce

Tempo di lettura: 3 minuti

In un contesto sempre più competitivo, implementare il proprio store online con dei tool in grado di automatizzare determinati processi è davvero fondamentale. Scopi in quest’articolo l’importanza del marketing automation per gli ecommerce.

 

 

Il Marketing Automation è un concetto di Marketing che sfrutta le interazioni e il comportamento dell’utente all’interno di un sito. Con questa strategia si possono consigliare automaticamente contenuti e offerte che calzano con il profilo dell’utente. Il Marketing Automation è efficace perché riesce, dunque, ad intercettare tutti i touch point con cui l’utente viene in contatto.

 

 

Basta che l’utente compia una sola azione e la piattaforma reagisce attraverso una puntuale comunicazione di marketing ben mirata e pertinente alle sue esigenze. Naturalmente, sarà necessario anche conoscere quei meccanismi della mente umana che innescano una determinata reazione di fronte a determinati stimoli. Una volta compreso ciò, sarà facile risparmiare tempo, migliorare l’esperienza utente e ottenere più conversioni.

 

marketing automation ecommerce

 

 

Come mettere in atto questa strategia

 

 

Ogni attività commerciale che si rispetti si pone tre obiettivi:

 

 

  • Generare nuovi contatti attraverso strategie di lead generation;

  • Convertire in contatti i nuovi clienti mettendo in atto strategie di vendita ben strutturate;

  • Trasformare i clienti in buyers incentivandoli tramite iniziative di up e/o cross sell.

 

 

La tecnologia di tracciamento che sta dietro al marketing automation permette di identificare ogni tipologia di utente e di adottare le strategie di marketing opportune. L’automatizzazione si realizza in funzione del comportamento dell’utente. Ad esempio tramite:

 

 

  • Form
    spesso configurati in modalità pop-up, sono il primo punto di ingresso ai siti. I form generalmente di questo tipo vengono usati per l’iscrizione alla newsletter o per richiedere un preventivo. Questo primo touch point può migliorare l’engagement ed incrementare l’efficacia delle strategie.

     

  • Email Marketing

si usano per stabilire e mantenere la comunicazione con i clienti. Le piattaforme offrono la possibilità di inviare automaticamente email personalizzate.

 

  • Pop-up

anche queste interfacce grafiche che compaiono all’improvviso – e che molti ritengono fastidiose -, rientrano a tutti gli effetti tra i sistemi della marketing automation e risultano molto utili per mostrare dei messaggi specifici agli utenti.

 

  • Live chat e Chatbot

la prima prevede un approccio più reale perché l’utente viene assistito direttamente da una risorsa del customer care o dal servizio clienti dell’e-Commerce; la seconda, invece, è un canale di messaggi automatizzati che solitamente ha lo scopo di rispondere a semplici quesiti. Dunque, in caso di necessità, si potrà disporre in tempo reale di una risorsa del servizio clienti.

 

  • SMS

come per le email marketing, esistono piattaforme in grado di generare messaggi automatici (ma personalizzati) in linea con ogni tipo di cliente per offrire, ad esempio, degli sconti speciali in base agli interessi espressi dagli utenti nell’ecommerce.


marketing automation ecommerce

 

  • Banner dinamici

diversificati a seconda della tipologia di utente, dal semplice utente casuale, prospect o cliente.

 

  • Web push notifications

ovvero, notifiche visualizzate dall’utente all’interno del sito che attirano l’attenzione verso una determinata pagina che propone una promozione su misura che vuole spingere all’acquisto.

 

  • Website Automation

propone in tempo reale contenuti personalizzati in base alle azioni eseguite dall’utente.

 

  • La segmentazione avanzata RFM

ha lo scopo di suddividere il database dell’ecommerce in base al comportamento d’acquisto degli utenti. La segmentazione si basa sui seguenti parametri: Recency, che indica il tempo trascorso dall’ultimo acquisto; Frequency, che indica quanti acquisti sono stati effettuati nel tempo da un utente; Monetary, cioè la spesa totale del cliente nel periodo di riferimento.

 

  • L’AI: intelligenza artificiale

insieme alla moderna tecnologia del machine learning, ha il compito di analizzare i comportamenti degli utenti per rendere ancora più performante e azzeccata la strategia da adattare all’utente.

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Software IoT e 4.0 Web Marketing

Internet delle cose: che cos’è e come funziona

Tempo di lettura: 3 minuti

In questi ultimi tempi, si parla sempre più spesso del cosiddetto “Internet delle cose”. Proviamo a capire insieme che cos’è l’IoT – “internet of things” – e come lo si attui.

 

Il termine Internet delle cose è apparso per la prima volta nel 1999 durante la presentazione del ricercatore del MIT Kevin Ashton alla Procter & Gamble. Ashton, a quel tempo, stava lavorando insieme ai suoi colleghi per sviluppare il tag RFID, ovvero un piccolo chip contenente delle informazioni in grado di essere codificate attraverso la radiofrequenza. Ci sono voluti quasi 20 anni per trasformare questi tag in sensori in grado di leggere diversi tipi di informazioni, dall’ambiente, alle temperature, alla posizione GPS, al peso, ect.

 

L’ Internet of Things, quindi, si propone di digitalizzare gli oggetti che usiamo nella nostra vita quotidiana, avvalendosi della connessione internet. Attraverso tutti quei dispositivi che supportano questo tipo di tecnologia, si possono comandare a distanza veri oggetti, come, ad esempio, quelli della casa, come le risorse in ambito sanitario e tanti altri tipi di oggetti di uso comune.

 

I dispositivi IoT si suddividono in due categorie:

  • Switch, cioè quelli che inviano un segnale ad un oggetto;

  • Sensori, quei dispositivi che acquisiscono i dati per poi inviarli ad un altro dispositivo.

 

Tutti i dispositivi che riescono a comunicare tra loro attraverso la rete vengono denominati “Smart”, per questo si parla di smart home, smart city, smart car, smart agriculture e smart building.

 

internet delle cose

 

Come funziona l’internet delle cose?

 

L’architettura IoT si basa su tre elementi:

  • Things, ovvero dispositivi che sono connessi via cavo wireless ad una rete;

  • Network, connessi ad una rete cloud;

  • Cloud, cioè i server che immagazzinano i dati in modo sicuro.

 

Per permettere ai dispositivi di comunicare tra loro è necessaria un’infrastruttura di rete che gestisca le trasmissioni. Infatti, le reti IoT hanno caratteristiche diverse da quelle mobile, così come devono essere diversi i servizi garantiti da questo tipo di tecnologia. Mentre le comunicazioni mobile dipendo da stazioni radiobase posizionati a poche centinaia di metri l’una dall’altra, le infrastrutture di rete IoT, chiamate Gateway, sono molto più sparse sul territorio, pertanto, è importante che la comunicazione avvenga a lungo raggio.

 

Inoltre, i sensori IoT devono funzionare per diversi anni senza cambiare la batteria, pertanto è necessario impiegare tecnologie di comunicazione che riducono al minimo l’energia impiegata dai dispositivi. L’IoT predilige la tecnologia Low Power a basse frequenze, come ad esempio Zigbee, Narrowband IoT, SigFox, LoraWan e Bluetooth.

 

internet delle cose

 

Dove si applica l’IoT

 

Probabilmente non ce ne rendiamo conto, ma quotidianamente ci serviamo già della tecnologia IoT. Chi possiede in casa una aspirapolvere smart, sa che può comandarla tramite un’app sul proprio smartphone attraverso la tecnologia Bluetooth.

 

Inoltre, questo tipo di aspirapolvere costruisce una mappa della casa durante la pulizia della stessa. Questa è solo una delle applicazioni che automatizzano le azioni quotidiane. Al livello aziendale, Big data, intelligenza artificiale e blockchain rappresentano una parte sempre più importante dell’ecosistema IoT, poiché abilitano nuove opportunità di business, nuove capacità e nuovi servizi, a partire dai dispositivi IoT e oggetti connessi.

 

In ambito medico, le IoT possono essere installate come sensori nel letto del paziente per monitorare i parametri vitali o in determinati braccialetti in grado di inoltrare chiamate di emergenza.

Come abbiamo visto, la tecnologia IoT ci aiuta moltissimo nella vita di tutti i giorni non solo ad essere più efficienti ma anche a monitorare certe operazioni che altrimenti richiederebbero molto più tempo per essere realizzate.

 

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Inbound Marketing

Inbound marketing per il B2B

Tempo di lettura: 3 minuti

Come attirare il pubblico verso il proprio Business? Questa è la grande domanda di tutte le aziende a cui l’inbound marketing (anche per ciò che riguarda il b2b) ha dato risposta.

 

Chiunque voglia intraprendere un percorso imprenditoriale dovrà necessariamente prendere in considerazione di strutturare campagne di marketing. L’inboud marketing è quella strategia che si basa sui contenuti di valore capaci di attirare uno specifico pubblico attraverso diversi punti di contatti chiamati touchpoint.

 

Gli utenti che arriveranno al tuo business diventeranno prospect, poi clienti e, successivamente, diverranno loro stessi promotori del tuo business. L’obiettivo di questa strategia è infatti quello di generare lead di qualità che favoriscano il ciclo di vendita incentivando i partner commerciali.

 

inbound marketing b2b

 

Costruire una strategia di inbound marketing per il b2b

Come abbiamo già spiegato, l’inbound marketing è una strategia che poggia le basi su una comunicazione di valore. Bisogna, innanzitutto, partire dalla “Buyer persona”, ovvero, un modello di voci predefinite che rispecchiano le caratteristiche del target su cui si vuole fare breccia. I parametri di riferimento sono:

  • Dati anagrafici

  • Istruzione

  • Hobby

  • Professione

  • Obiettivi

  • Interessi

  • Necessità

  • Approccio al Web

 

Nel caso in cui tu non abbia una panoramica chiara del tuo pubblico di destinazione, potresti:

  • Redigere un elenco di clienti esistenti raccogliendo tutti i loro dati ,mappando, così, il percorso d’acquisto;

  • Intervistare i clienti più fedeli e scoprire il percorso che li ha portati a conoscerti e a scegliere il tuo business;

  • Metterti sempre nei panni del tuo pubblico per comprendere meglio le loro esigenze.

 

Nel caso del settore B2B, le Buyer personas non sono solo consumatori finali, ma si tratta spesso di direttore del marketing, export manager, insomma, coloro che hanno il compito di cercare nuove collaborazioni professionali.

 

Bisogna anche considerare che le abitudini dei Prospect B2B sono cambiate. Se prima i Buyers dipendevano o ricevevano passivamente informazioni dai commerciali, dal telemarketing o dai servizi pubblicitari in tv, oggi, sono più reattivi ai contenuti che vedono online o addirittura sono loro stessi a ricercare online informazioni sull’azienda o sul prodotto. Possono anche scegliere di interagire o meno alle inserzioni pubblicitarie e filtrare i messaggi pubblicitari della propria posta elettronica.

 

inbound marketing b2b

 

Se il pubblico è reattivo di fronte alle proposte pubblicitarie, altrettanto devono fare le aziende. Non importa se il target sia un fornitore o un consumatore diretto, perché in entrambi i casi bisogna definire i diversi canali adatti alla promozione del tuo business attraverso le tecniche che adotterai per:

  • Attrarre traffico sul tuo Store online;

  • Convertire utenti in contatti commerciali;

  • Convertirli in lead;

  • Trasformarli in clienti;

  • Fidelizzarli.

 

Cosa prevedere nella strategia?

  1. Pianifica o implementa il tuo piano di Inbound marketing in base alla caratteristica dell’azienda;

  2. Revisiona il tuo e-commerce nell’ottica Growth Driven Design, ovvero, un approccio sistematico del sito web che riduce i tempi di avvio utilizzando dati reali e apprendimento e miglioramenti continui;

  3. Gestione del piano editoriale per la creazione e la pubblicazione regolare dei contenuti per attrarre il target;

  4. Sviluppo di Workflow e processi di marketing automation;

I canali possono essere gli stessi del B2C ma a cambiare sono i contenuti proposti sulle buyer personas. Potresti aprire una sezione blog sul tuo sito condividendo articoli utili ed informativi per educare il prospect ma anche per aumentare l’autorevolezza della tua attività.

 

Inoltre, il blog è utile anche per strutturare una lead generation, perché se l’utente trova utile i contenuti del tuo blog sarà più propenso ad iscriversi alla tua Newsletter. Allo stesso modo, anche le email devono offrire contenuti in linea con gli interessi dei propri utenti. Infine non dimentichiamo i social: su tutti LinkedIn spicca per essere i social dei professionisti, pertanto ti tornerà utile per filtrare il tuo pubblico B2B.

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All Inbound Marketing Web Marketing

Inbound marketing: cos’è e come funziona

Tempo di lettura: 2 minuti

Vuoi attirare i potenziali clienti verso il tuo business? Questa strategia ti aiuterà ad aumentare l’interesse del tuo pubblico di riferimento verso la tua attività. Scopri cos’è l’inbound marketing e, soprattutto, come funziona in modo da sfruttarne al meglio le potenzialità.

 

Termine coniato per la prima volta nel 2005 da un’agenzia di marketing chiamata HubSpot,linbound marketing è una strategia molto diffusa perché considerata da molti efficace e produttiva. Ma in cosa consiste? Si tratta di in una serie di attività volte ad attrarre l’interesse del pubblico e coinvolgerlo verso un determinato business. In sostanza, sono tutte le azioni che puoi eseguire per mettere il tuo pubblico di riferimento a conoscenza della tua attività commerciale o dei servizi che offri.

Inbound marketing VS. Outbound marketing

Se l’inbound marketing si basa essenzialmente sui moderni mezzi di comunicazione offerti dal web, l’outbound è una forma di comunicazione a freddo che utilizza canali più tradizionali quali pubblicità radio/televisiva, stampa, telemarketing, email, annunci all’interno di giornali, volantini e cartelloni pubblicitari. Ciò che caratterizza questa strategia è il fatto che qualunque attività stia svolgendo il consumatore, viene interrotta da una comunicazione pubblicitaria, ad esempio, uno spot TV che interrompe la visione di un programma in atto.

 

Quindi, se l’outbound cerca attivamente nuovi potenziali clienti attraverso messaggi unidirezionali e generici, l’inbound ha il pregio di non fermarsi solo alla mera comunicazione pubblicitaria, ma crea dei contenti di valore in grado di coinvolgere un pubblico specifico. Inoltre, con l’inbound marketing, è possibile analizzare i dati che si ricevono dalle campagne pubblicitarie e le interazioni con gli utenti (al contrario dell’outbound in cui non si può misurare il ROI – Return on Investment).

 

inbound marketing

 

Come funziona l’inbound Marketing

Oltre ai contenuti, l’inbound marketing si basa anche sulle call-to-action che invitano il pubblico interessato ad un landing page in cui possono trovare prodotti, informazioni, eventuali promozioni e sconti, ect.

Ecco le 4 fasi principali che compongono il funnel inbound marketing:

 

  • Attract. In questa fase vengono creati dei contenuti come grafiche, video e articoli, studiati e pensati per attrarre una determinata fascia di pubblico. Questi contenuti si trovano tranquillamente sui canali social e sul web e tengono conto delle ricerche degli utenti e delle richieste del mercato;
  • Convert. Una volta attirata l’attenzione dell’utente e diventato abituale frequentatore del sito, l’obiettivo sarà di trasformarlo in un lead (contatto) ottenendo informazioni specifiche, ovvero i suoi dati personali e quelli sul suo comportamento di navigazione. Possiamo ottenere queste informazioni tramite iscrizione a newsletter oppure attraverso la compilazione da parte dell’utente di un form di contatto per presa appuntamenti o per scopi promozionali;
  • Close. Acquisizione del cliente. A questo punto i brand devono iniziare un processo di fiducia e autorevolezza, adottando stratagemmi come il marketing automation, il lead nurturing e il social media monitoring, così da rafforzare il rapporto con il cliente appena acquisito;
  • Delight. In questa fase ci si occupa di offrire valore ai clienti già consolidati (anche se post-prima vendita). Possiamo portarli a effettuare altre conversioni e diventare essi stessi promotori dell’azienda parlando di noi ad amici e parenti (in questo caso si parla di referral marketing)

 

Per concludere, l’inbound marketing non è solo attività pubblicitaria fine a se stessa come accadeva un tempo per l’outbound marketing, ma un’attività dinamica volta a coinvolgere e creare interazioni dinamiche con gli utenti.

 

 

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All E-commerce Web Marketing

Il piano marketing per il tuo Ecommerce

Tempo di lettura: 4 minuti

Come strutturare un piano marketing efficace per aumentare le performance del tuo E-commerce? In questo articolo cercheremo di stringere il cerchio su alcuni dei punti fondamentali che ti aiuteranno nello sviluppo di una strategia di successo.

 

Non esiste attività commerciale che non sia supportata da un buon business plan, specie se parliamo di un negozio online, ovvero un ecommerceIl piano marketing è un documento in cui vi sono contenute tutte le informazioni necessarie per pianificare le tue strategie di ecommerce marketing. Tutti gli step che definiscono la tua strategia devono essere chiari così da poter raggiungere gli obiettivi che ti sei prefissato. In sostanza, è come seguire una scaletta di cose da fare per veicolare il più possibile il traffico nel tuo negozio online.

Prima di ciò, però, dovresti stabilire :

·         il tuo target di riferimento;

·         su quali canali individuare i tuoi potenziali clienti;

·         come attirare i clienti sulla tua piattaforma online.

Naturalmente, gran parte della costruzione del business plan si basa anche sui prodotti che si propongono nella piattaforma ecommerce. Tutto deve essere curato, dalla foto alla descrizione del prodotto, fino alla navigabilità del sito e ai metodi di pagamento accettati, altrimenti rischierai di vanificare la riuscita del tuo piano di marketing.

 

piano marketing ecommerce

 

Analisi di contesto

Questa prima fase è necessaria per iniziare ad elaborare il business plan. Senza questa parte verrebbero a mancare tutti quegli elementi di base che definiscono l’identità stessa del tuo business plan, ovvero il “chi siamo e cosa facciamo”.

A questi, si aggiungono anche altri elementi da analizzare, come ad esempio:

  • Prodotti e servizi: su quali prodotti e servizi puntare? Quali marchi vendere? Quali sono le caratteristiche e i vantaggi dei prodotti e servizi che proponi?
  • Strategia competitiva: in che modo puoi distinguerti dai tuoi competitor? Che prezzi propongono? Quali canali di vendita adottano?
  • Motivazioni d’acquisto: a chi sono rivolti i prodotti? Perché il pubblico dovrebbe scegliere il tuo e-commerce? Sei in grado di rispondere a tutte le esigenze dei tuoi consumatori?
  • Prezzo dei prodotti/servizi: i tuoi prezzi sono competitivi sul mercato?
  • Distribuizione: quali canali utilizzi? Come stai vendendo i tuoi prodotti/servizi? Vendi anche offline?
  • KPI: fai una valutazione media dei prodotti venduti per categoria, prodotto e costo di acquisizione media di ogni cliente
  • Promozione: fai spesso promozione dei tuoi prodotti? Con che cadenza e su quali prodotti?
 

piano marketing ecommerce

 

Stabilisci i tuoi obiettivi

Dopo che avrai risposto a queste domande avrai più chiara la situazione del tuo business aziendale, della concorrenza e di tutte quelle variabili che possono incidere sulla tua strategia. A questo punto devi assolutamente prefissarti degli obiettivi da raggiungere per il tuo ecommerce, ricordandoti, però, che devono essere:

  • Specifici e chiari

Come ad esempio una campagna di branding, il lancio di nuovi prodotti, campagne lead generation (acquisizione contatti) e/o content marketing, spostare dunque l’attenzione del pubblico per un prodotto specifico o semplicemente su una promozione;

  • Su canali adatti e specifici

Per la promozione della tua attività online scegli i canali che per target e tipologia di prodotto sono utili ai tuoi affari;

  • Misurabili

Cioè fondati su metriche che posso permetterti di stabilire se il tuo obiettivo è facilmente raggiungibile in relazione al tuo piano marketing;

  • Realistici

Non lanciarti in obiettivi troppo ambizioni! Gli obiettivi devono essere pertinenti con tuo settore in relazione al tuo ecommerce;

  • Limitati nel tempo

Sarebbe meglio prefissarsi un orizzonte temporale entro il quale portare al termine i tuoi obiettivi;

  • Raggiungibili

Così da evitare di investire tempo e denaro in una strategia che, in fin dei conti, non si rivela performante e non fa al caso tuo.

 

 

ecommerce piano marketing

 

Costruzione del piano marketing per il tuo ecommerce

Siamo arrivati finalmente al momento di stilare il nostro piano marketing. In relazione all’analisi del contesto e agli obiettivi che ti sei prefissato, hai adesso tutte le informazioni che ti servono per redigere il tuo piano marketing e iniziare a metterlo in pratica.

Una volta che hai messo insieme tutti di dati che ti servono puoi cominciare a pensare a strutturare una campagna pubblicitaria studiata nei minimi dettagli anche in termini di budget, questo, è bene ricordarlo, deve rispecchiare i tuoi obiettivi e quelli del piano marketing per il tuo ecommerce.

Dopo il lancio della campagna dovrai sempre monitorare la situazione, tracciare i dati e gli insight del piano marketing. Sarà necessario misurare, dunque, le perfomance della campagna per stabilire se stai andando nella giusta direzione o se c’è qualche modifica da apportare alla tua strategia. Potrebbe essere necessario rivalutare i canali scelti in fase strategica, modificare i contenuti o apportare modifiche al budget per spingere lì dove i risultati sono risultati più tangibili.

 

In conclusione, la costruzione di un buon piano marketing si rivela un alleato fondamentale per strutturare e migliorare il business del tuo e-commerce, e poi, diciamocelo, nessuno vorrebbe procede alla cieca investendo denaro in un’impresa senza strutturare una strategia adeguata. Per questo il tuo ecommerce ha bisogno di questo documento, al patto che sia al passo con i tempi, con degli obiettivi concreti e in grado di portare il tuo business al livello successivo.

 

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All Web Marketing

Come e quando fare rebranding aziendale

Tempo di lettura: 4 minuti

Crescere, innovarsi e reinventarsi, questi sono i valori necessari per crescere come individuo, sia a livello personale che a livello professionale. Ecco però che queste qualità vengono in nostro aiuto nello sviluppo e nella crescita della nostra realtà aziendale. Scopriamo in quest’articolo come fare rebranding aziendale e, soprattutto, quando farlo.

 

Il mondo del business è in continuo movimento e intorno ad esso ruotano prodotti, clienti, obiettivi e valori. Il rebranding aziendale, è, di fatto, un’esigenza fisiologica che aiuta a rendere la tua azienda competitiva sul mercato.

Cosa si intende nello specifico? Proprio come una farfalla appena nata da un bozzolo o un serpente che cambia pelle, il rebranding è quella trasformazione strategica dell’identità aziendale (brand identity) che permette di dare nuova linfa e nuova forma alla tua azienda e ai tuoi affari.

Solitamente il rebranding parte da un restyling del logo, dall’ideazione e adozione di una nuova strategia di comunicazione, da un design inedito dei propri canali di vendita e di comunicazione e, a volte, anche dal cambio del nome stesso dell’azienda (renaming). Aggiornare in toto l’immagine aziendale non serve solo ad avere un buon posizionamento sul mercato ma anche a rilanciare e (ri)valorizzare la propria reputazione (brand reputation).

Branding, rebranding e restyling: le differenze

Il branding è una combinazione di tutti quei tratti caratteristi e unici di un’azienda che la contraddistinguono dalle altre, esso è composta da: nome, logo, payoff e strategia di comunicazione.

A differenza del branding, il rebranding si attua quando si vuole andare a modificare qualcosa nella panoramica del branding per dare una boccata d’aria fresca a tutta la strategia di comunicazione e di immagine aziendale.

Mentre il rebranding è un’azione strategica di medio-lungo periodo, il restyling è un’azione di comunicazione di breve periodo volta a modernizzare l’immagine di un’azienda. In genere è un intervento che agisce valorizzando gli elementi già presenti, come ad esempio il logo. Quest’ultimo va svecchiato quando ci si accorge che col passare del tempo il logo perde di efficacia comunicativa oppure quando non è adatto ad essere riprodotto sui nuovi supporti e canali di comunicazione. In questo caso si va a snellire il logo per renderlo più web–friendly.

Rebranding Aziendale
Rebranding Aziendale: mix tra strategia e marketing

Come fare rebranding aziendale

Come prima cosa, bisogna analizzare i valori, la vision e la mission della tua azienda. Che nuovi obiettivi hai? Cosa vuoi trasmettere di nuovo ai tuoi clienti? In che nuovi canali pensi di approdare per vendere i tuoi servizi?

Affinché il rebranding aziendale sia efficace deve non solo rispecchiare i tuoi valori ma dare risposta a tutte queste domande; basterà poi seguire delle linee guida fondamentali per essere efficaci e forti nel tuo nuovo percorso aziendale.

Un consiglio sempre utile alle tue nuove strategie è quello di osservare come si muovono i tuoi competitors: fare ricerche e analisi di mercato, infatti, può darti parecchi spunti da cui trarre ispirazione per la tua azienda.

Dopo aver fatto tutte le dovute considerazioni, potrai procedere con uno dei seguenti passaggi:
Marketing Aesthetics, ovvero tutte quelle modifiche estetiche che interessano il brand (rebranding parziale) e ti aiutano a trasmettere messaggi ed emozioni ai tuoi clienti. Composto da
Cambio/Modifica del logo
– Cambio grafiche Web, Social e Stampa
– Cambio divise aziendali

Positioning, ovvero, la strategia che reinventa tutta la comunicazione del tuo brand, compresi i suoi valori per un posizionamento più competitivo sul mercato (rebranding totale).
– Nuova strategia di comunicazione
– Nuova strategia di marketing
– Scelta dei canali di comunicazione (Social e Web)

Il rinnovamento dell’immagine aziendale non consiste solo nell’ammodernamento del logo e del sito, ma anche in campagne di marketing e di comunicazione che devono tenere conto dell’esigenza e dell’età anagrafica del target di riferimento. Prima di “mandare in onda” la tua prossima campagna online, assicurati di essere presente nei canali giusti e di adottare una comunicazione adeguata a quei canali.

Una volta lanciata la campagna marketing del brand bisogna vedere come il pubblico reagisce. Intervistate, ascoltate il vostro pubblico e analizzate i dati per capire se la campagna ha sortito l’effetto desiderato e se il rebranding ha restituito effetti positivi alla vostra strategia.

Ricorda sempre una cosa importante: non tutti gli elementi di un brand devono necessariamente essere cambiati. Se il tuo brand possiede già dei punti di forza dovresti considerare solo un’ipotesi di valorizzazione e non per forza di cambiamento.

 

Rebranding Aziendale 

Quando fare rebranding? alcuni esempi celebri

I più grandi brand del mondo sono sempre stati molto bravi a stare al passo con i tempi. Prendiamo, ad esempio, il logo della Nike: possiamo notare come dal 1971 il logo si sia assottigliato sempre più, diventando più minimal ma sempre e comunque riconoscibile con l’identità aziendale. Naturalmente, questo processo è stato influenzato dallo stile moderno e dalla necessità di dover comunicare su nuovi canali attraverso nuove idee!

Altro esempio? La catena di fast food più famosa al mondo, ovvero la McDonald’s, nel 2007 ha eseguito un operazione di rebranding partendo proprio dal suo iconico logo, introducendo uno sfondo verde dietro la grande lettera. Vista la collocazione temporale, potremmo pensare che l’azienda abbia risposto così al famoso documentario del 2004, ovvero, “Super size me”, che evidenziava quanto fosse nocivo alimentarsi spesso di hambuger.

In conclusione, fare un rebranding è una mossa fondamentale durante l’arco di vita del proprio business, sia in relazione al fatto che le novità attirano l’interesse del pubblico sia per avvicinarsi quanto più possibile alle loro esigenze.